Già a fine 2022, l’INPS aveva annunciato una generale rivalutazione di tutte le pensioni e degli aiuti sociali nel corso dell’anno 2023 (circolare del 22 dicembre 2022, numero 135).
Secondo quanto stabilito dalla circolare e nei limiti di quanto allocato dalla Legge di Bilancio, le pensioni per gli ultrasettantacinquenni erano state fissate a un minimo di 600 euro al mese, rispetto ai 525 euro del 2022. Invece, per coloro che hanno meno di 75 anni, la cifra non avrebbe raggiunto i 600 euro, e sarebbe stata poi oggetto di un ulteriore adeguamento (1,5%) in base all’inflazione.
Non tutti i pensionati hanno potuto beneficiare degli stessi incrementi perché l’importo dell’aumento dipendeva dall’entità dell’assegno stesso. Ad esempio, per chi aveva pensioni mensili più elevate, erano stati previsti aumenti progressivamente inferiori, suddivisi in sei nuovi scaglioni.
Quali novità ha portato il 2023?
Purtroppo, già a febbraio 2023, molti pensionati hanno segnalato di non aver ricevuto l’aumento nelle loro pensioni, nonostante fosse atteso a partire da gennaio. Il ritardo è stato attribuito ai tempi tecnici dell’INPS e alla particolare congiuntura economica.
La svolta è avvenuta il 1° marzo 2023, quando la rivalutazione automatica delle pensioni per il biennio 2023-2024 è stata finalmente rivista e resa ufficiale. Per i trattamenti fino a quattro volte il minimo (2.101,52 € al mese ai valori lordi del dicembre 2022), l’INPS ha applicato un aumento del 100% dell’indice dei prezzi al consumo a partire dal 1° gennaio 2023, determinando così un incremento delle pensioni del 7,3%.
A partire da marzo, il meccanismo di rivalutazione è stato applicato anche ai trattamenti superiori a quattro volte il minimo INPS. Questi incrementi sono variati in base all’importo dell’assegno, ad esempio, dell’85% per i trattamenti fino a cinque volte il trattamento minimo INPS, determinando così un aumento del 6,205%. Sono state aumentate anche la pensione sociale, che è passata a 414,76 euro, e l’assegno sociale che è salito a 503,27 euro.
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